RE°PLACE

GALLERIA DELLE LINGUE | QUARTA EDIZIONE 
 NOVEMBRE  2025, BOLZANO
GALLERIA DELLE LINGUE
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Progetto di | Projekt von
Adel Jabbar
Mostra a cura di | Ausstellung kuratiert von
Giusi Campisi \ Adel Jabbar

Artiste e artisti | Künstlerinnen und Künstler: Anna Girelli \ Leonardo Pizzicannella \ Sharon Plancher \ Liliana Satta \ Jasmin Soraruf \ Simone Soraruf

Assistenza tecnica | technische Hilfe
: Mimmo Cuccia
Video: Lorenzo Danieli
​Photo credits: 

Promosso dalla | G
efördert durch den Associazione ART APS
Con il sostegno del | mit der Unterstützung von Ufficio bilinguismo e lingue straniere - PAB della Provincia autonoma di Bolzano
Si ringrazia | Danke:
​Teatro Cristallo \ Biblioteca culture del mondo odv
TEATRO CRISTALLO FOYER
VIA DALMAZIA 30 | DALMATIENSTRAßE 30
BOLZANO | BOZEN


11 \ 23 novembre 2025

MOSTRA | AUSSTELLUNG
Anna Girelli \ Leonardo Pizzicannella \ Sharon Plancher \ Liliana Satta \ Jasmin Soraruf \ Simone Soraruf

INAUGURAZIONE | ERÖFFNUNG
Martedì | Dienstag 11 \ 11 \ 2025 ore 18.00 Uhr
Interventi musicali | Musikalische Darbietungen
Dennis Karini violoncello | Violoncello
Loris Dapi clarinetto | Klarinette


SALA DON LINO GIULIANI SAAL
Sabato | Samstag 15 \ 11 \ 2025 ore 10.00 Uhr


CONVERSAZIONE | GESPRÄCHSRUNDE
Spazi interculturali: pluralità linguistica e creatività educativa Interkulturelle Räume: Sprachliche Vielfalt und pädagogische Kreativität
Adel Jabbar \ Tanjia Jarussi \ Elisabetta Moretto
Partecipano le artiste e gli artisti
Teilnahme aller beteiligten Künstlerinnen und Künstler
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“Non ricordo bene quando ebbi per la prima volta la sensazione che i luoghi avessero un loro senso, un loro sentimento; immagino sia accaduto molto presto, nella mia infanzia.”
​
Vito Teti, Il senso dei luoghi, 2004

La mostra "Re-place", conclusione del percorso laboratoriale “Galleria delle lingue” giunto alla sua quarta edizione, propone una riflessione sulle complesse dinamiche di coabitazione culturale e linguistica nel contemporaneo. Le opere esposte sono state realizzate da un gruppo di giovani con una significativa esperienza personale di plurilinguismo attivo – Anna Girelli, Leonardo Pizzicannella, Sharon Plancher, Liliana Satta, Jasmin Soraruf e Simone Soraruf – che hanno lavorato a partire dalla relazione tra lingue e luoghi. Il progetto si è focalizzato in particolare sul legame tra il linguaggio e la geografia esistenziale dei soggetti, sul modo in cui le parole che usiamo plasmano e vengono plasmate dai luoghi che abitiamo e che ci abitano.Il titolo della mostra, "Re-place", è una parola che gioca su due livelli di significato: da un lato, traduce l'atto incessante di ri-significare il luogo in cui si abita nella realtà o nell’immaginario; dall'altro, evoca il verbo inglese to replace, che significa ‘sostituire’ o ‘prendere il posto di’. Questo doppio senso sintetizza la condizione dell'identità plurilingue, e sostanzialmente le identità tutte, continuamente sollecitate a rinegoziare la propria posizione nello spazio. 
Attraverso le loro opere, gli artisti e le artiste hanno decostruito e ri-articolato la relazione tra il soggetto e il contesto spaziale, indagando il modo in cui le identità complesse, costruite su molteplici codici linguistici, gestiscono i concetti di dislocazione e appartenenza. Le lingue, siano esse acquisite o lingue madri, sono impiegate come strumenti per tracciare una cartografia soggettiva capace di ridefinire i concetti di confini geografici e politici. Nelle opere esposte la relazione con i luoghi, con la loro carica simbolica ed emotiva, è l’elemento centrale dell'indagine estetica, e testimonia la complessa stratificazione tra le esperienze personali e il contesto socio-culturale, utilizzando un linguaggio multimedia in cui grafica, fotografia, parola e materia si sovrappongono.
La mostra offre alla cittadinanza una serie di opere inedite nella sede particolarmente significativa del foyer del Teatro Cristallo, uno spazio d'elezione per la condivisione comunitaria, intimamente legato alla cultura locale.
L'installazione "Mosaic. Between words and worlds", realizzata da Jasmin e Simone Soraruf, si presenta come un grande assemblage di composizioni verbo visuali e di fotografie. Le immagini, scattate in luoghi intimi e significativi per la biografia dei due artisti, sono state scelte per restituire la dimensione ineffabile del concetto di atmosfera. Le frasi tradotte in inglese, cinese e spagnolo – le lingue dei luoghi presenti nell’opera – riflettono apertamente sui limiti della comunicazione, sull’impossibilità di dire o di essere compresi. Per Jasmin e Simone «l'identità umana eccede una singola lingua, e quindi ogni lingua, se presa da sola, è insufficiente per esprimere l’interezza dell’esperienza umana. Parti della nostra esperienza non sono traducibili e vivono soltanto in una lingua, così come lingue diverse possono convivere nello stesso spazio senza mai tradursi completamente». 
Un'indagine sul legame tra evoluzione personale e spazio fisico è al centro della serie di cinque composizioni intitolata "Crescita e cambiamento" di Leonardo Pizzicannella. L'opera, che combina fotografia e illustrazione digitale, mappa la variazione dell'identità e dello stile del disegno in relazione ai luoghi frequentati. Lo stesso Pizzicannella spiega che «I personaggi sono stati disegnati durante il periodo in cui andavo spesso nei luoghi in cui sono collocati». 
«Vi è mai capitato di pensare che se le mura potessero parlare direbbero tantissime storie?» con queste parole Liliana Satta nell’opera "Виждам те" ("Ti vedo") interroga il legame tra identità e spazio vissuto. La scultura è un trittico di maschere che raffigurano con collage e scrittura i luoghi centrali nell'esperienza esistenziale dell'artista. Il concetto è riassunto nel messaggio "Io non parlo ma ti vedo cambiare", tradotto nelle lingue parlate dall’artista in quei luoghi significativi.
Le due opere di Anna Girelli, intitolate "Città-City-Stadt" e "Labirinto-Maze-Labyrinth", esplorano la complessa interazione tra linguaggi, culture e spazio urbano. L'artista rappresenta la città pluriculturale come un intricato labirinto, un dedalo non solo di strade, ma soprattutto di parole «nel quale la lingua divide e collega, frammenta e definisce, creando un'affascinante confusione». Girelli rappresenta la città come il luogo dove le diverse espressioni culturali convivono e si intersecano, riflettendo la natura dinamica e complessa dell'ambiente urbano contemporaneo.
L'opera "異所 - Altrove" di Sharon Plancher, ispirata dalla cultura giapponese che studia e frequenta, è un’illustrazione digitale che ne reinterpreta forme e stili. Un tempio giapponese, posto in cima a una scala, è una metafora per la ricerca interiore e spirituale: può rappresentare un paradiso « ma anche una porta per un ignoto che si può ritrovare dentro noi stessi e che deve essere ancora esplorato». L'artista, pur suggerendo l'idea di un tempio come spazio ospitante per una divinità o per l'anima, invita il fruitore a cercare una propria interpretazione.

Durante il periodo espositivo, si terrà un incontro aperto alla cittadinanza finalizzato a restituire il processo del progetto e a stimolare il dibattito. Il tema centrale sarà la coesistenza e lo scambio culturale. L'iniziativa aprirà una riflessione collettiva sulla soggettività e sul modo in cui ri-abitiamo lo spazio, sia come individui che come collettività. 


„Ich weiß nicht mehr genau, wann ich zum ersten Mal das Gefühl hatte, dass Orte eine
eigene Bedeutung, ein eigenes Gefühl haben; ich vermute, es war sehr früh, in meiner
Kindheit.“


Vito Teti, Il senso dei luoghi
(Die Bedeutung der Orte), 2004

Galleria delle Lingue – Sprachengalerie / Vierte Ausgabe
Die Sprachengalerie ist ein Projekt des Soziologen Adel Jabbar, das die sprachliche Vielfalt Südtirols durch Kunst als Form des persönlichen und kollektiven Ausdrucks erforscht. An den verschiedenen Ausgaben nahmen junge Menschen und Frauen aus unterschiedlichen Sprachgruppen teil, die ihre Erfahrungen in Werke, Installationen und Performances umsetzten: vom Wort zum Klang und Bild, bis hin zum Weben und zu Stoff als materielle Sprache. Das Projekt schafft einen gemeinsamen Raum, in dem Sprachen lebhafter Ausdruck von Begegnung, Erinnerung und Zusammenleben werden.
Die Ausstellung „Re -place“, Abschluss des Projekt-Zykluses „Galleria delle lingue“, der nun zum vierten Mal stattfand, regt zum Nachdenken über die komplexen Dynamiken des kulturellen und sprachlichen Zusammenlebens in der heutigen Zeit an. Die ausgestellten Werke wurden von einer Gruppe junger Menschen – Anna Girelli, Leonardo Pizzicannella, Sharon Plancher, Liliana Satta, Jasmin Soraruf und Simone Soraruf – mit bedeutender persönlicher Erfahrung in gelebter Mehrsprachigkeit erschaffen, ausgehend von der Beziehung zwischen Sprache und Ort. Das Projekt konzentriert sich insbesondere auf die Verbindung zwischen Sprache und der existenziellen Geografie der Subjekte und auf die Art und Weise, wie die Worte, die wir verwenden, uns und die Orte, die wir bewohnen und die uns bewohnen, prägen.
Der Titel der Ausstellung, „Re-place“, ist ein Wort, das auf zwei Bedeutungsebenen spielt: Einerseits drückt es die sich stets wandelnde Bedeutung des Ortes aus, an dem man in der Realität oder in der Vorstellung lebt; andererseits erinnert es an das englische Verb „to replace“, was „ersetzen“ oder „den Platz einnehmen“ bedeutet. Diese Doppeldeutigkeit fasst den Zustand der
mehrsprachigen Identität, im Grunde genommen alle Identitäten, zusammen, die ständig dazu aufgefordert sind, ihre Position im Raum neu zu definieren.
Durch ihre Werke haben die Künstlerinnen und Künstler die Beziehung zwischen dem Subjekt und dem räumlichen Kontext auseinandergenommen und neu arrangiert und dabei erkundet, wie komplexe Identitäten, die auf vielfältigen sprachlichen Codes aufgebaut sind, mit den Konzepten der Entwurzelung und Zugehörigkeit umgehen. Sprachen, seien es neu angeeignete oder
Muttersprachen, werden als Instrumente eingesetzt, um eine subjektive Kartografie zu erstellen, die in der Lage ist, die Konzepte geografischer und politischer Grenzen neu zu definieren. In den ausgestellten Werken ist die Beziehung zu den Orten mit ihrer symbolischen und emotionalen Bedeutung das zentrale Element der ästhetischen Untersuchung und zeugt von der komplexen
Schichtung zwischen persönlichen Erfahrungen und dem soziokulturellen Kontext, wobei eine multimediale Sprache verwendet wurde, in der sich Grafik, Fotografie, Wort und Materie überlagern.
Im Foyer des Teatro Cristallo, einem bedeutungsstarken Ort der Begegnung und des lokalen kulturellen Austausches, bietet die Ausstellung den Besucherinnen und Besuchern eine Reihe von unveröffentlichten Werken.
Die Installation „Mosaic. Between words and worlds” von Jasmin und Simone Soraruf präsentiert sich als eine große Zusammenstellung von Wort-Bild-Kompositionen und Fotografien. Die Bilder, die an intimen und für die beiden biographisch bedeutungsvollen Orten aufgenommen wurden, versuchen die unbeschreibliche Dimension des Konzepts der Atmosphäre zu erfassen. Die in Englisch, Chinesisch und Spanisch – den Sprachen der im Werk vertretenen Orte – übersetzten Sätze reflektieren offen über die Grenzen der Kommunikation, über die Unmöglichkeit, etwas zu sagen oder verstanden zu werden. Für Jasmin und Simone „geht die menschliche Identität über eine einzelne Sprache hinaus, und daher reicht jede Sprache für sich genommen nicht aus, um die Gesamtheit der menschlichen Erfahrung auszudrücken. Teile unserer Erfahrung sind nicht in Worte
fassbar, existieren nur in EINER Sprache, so wie verschiedene Sprachen im selben Raum koexistieren können, die aber niemals eins zu eins übersetzbar sind“.

Eine Untersuchung des Zusammenhangs zwischen persönlicher Entwicklung und physischem Raum steht im Mittelpunkt der fünfteiligen Kompositionsreihe „Wachstum und Veränderung” von Leonardo Pizzicannella. Das Werk, das Fotografie und digitale Illustration kombiniert, zeichnet die Veränderung der Identität und des Stils der Zeichnung in Bezug auf die aufgesuchten Orte nach. Pizzicannella selbst erklärt: „Die Figuren wurden in der Zeit gezeichnet, in der ich oft an den Orten war, an denen sie angesiedelt sind.”

„Haben Sie jemals daran gedacht, dass die Wände, wenn sie sprechen könnten, unzählige Geschichten erzählen würden?” Mit diesen Worten hinterfragt Liliana Satta in ihrem Werk „Виждам те” („Ich sehe dich”) den Zusammenhang zwischen Identität und gelebtem Raum. Die Skulptur ist ein Triptychon aus Masken, die mit Collagen und Schrift die zentralen Orte in der existenziellen Erfahrung der Künstlerin darstellen. Das Konzept wird in der Botschaft „Ich spreche nicht, aber ich sehe, wie du dich veränderst“ zusammengefasst, übersetzt in die Sprachen, die die Künstlerin an diesen bedeutungsstarken Orten spricht.

Die beiden Werke von Anna Girelli mit den Titeln „Città-City-Stadt” und „Labirinto-Maze-Labyrinth” untersuchen die komplexe Wechselwirkung zwischen Sprachen, Kulturen und urbanem Raum. Die Künstlerin stellt die multikulturelle Stadt als ein kompliziertes Labyrinth dar, ein Gewirr nicht nur von Straßen, sondern vor allem von Worten, „in dem die Sprache trennt und verbindet, fragmentiert und definiert und so eine faszinierende Verwirrung schafft”. Girelli stellt die Stadt als einen Ort dar, an dem verschiedene kulturelle Ausdrucksformen nebeneinander existieren und sich überschneiden, was die dynamische und komplexe Natur der heutigen städtischen Umgebung widerspiegelt.

Das Werk "異所 - Altrove" von Sharon Plancher, inspiriert von der japanischen Kultur, die sie studiert und lebt, ist eine digitale Illustration, die Formen und Stile dieser Kultur neu interpretiert. Ein japanischer Tempel, der sich auf einer Treppe befindet, ist eine Metapher für die innere und spirituelle Suche, ein Tor zum Unbekannten: Er kann ein Paradies darstellen, „aber auch ein Tor zu einem
Unbekannten, das wir in uns selbst finden können und das noch erforscht werden muss”. Die Künstlerin suggeriert zwar die Idee eines Tempels als Ort, der eine Gottheit oder die Seele beherbergt, lädt den Betrachter jedoch ein, seine eigene Interpretation zu finden.

Die Ausstellung bietet eine Gelegenheit zum offenen Austausch mit den Besucherinnen und Besuchern, um eine Debatte über sprachlichen Pluralismus und die Koexistenz unterschiedlicher Kulturmodelle anzuregen. Die Initiative wird eine kollektive Reflexion über Subjektivität und die Art und Weise anstoßen, wie wir den Raum sowohl als Individuen als auch als Gemeinschaft neu bewohnen.
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Adel Jabbar
Appassionato di storia e geografia approdato alla sociologia per comprendere la dinamica  dell’agire umano in rapporto allo spazio e al tempo. Questa passione lo ha condotto a fare ricerca nell’ambito dei processi migratori e della comunicazione interculturale. Libero docente e collaboratore di istituzioni accademiche nell’ambito del pluralismo culturale e religioso. Ha insegnato in diversi atenei e ha partecipato a diverse ricerche e numerose pubblicazioni nell’ambito dell’immigrazione. Redattore della rivista “Il Cristallo” (BZ). Curatore di molteplici eventi cinematografici e artistico-letterari. Collabora con diversi enti istituzionali e della società civile nella progettazione e realizzazione di percorsi di studi e formazione alla transculturalità, alla partecipazione e alla cittadinanza.
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Giusi Campisi
Nata a Torino, dopo il diploma in Scenografia ha lavorato in teatro come scenografa e costumista. Dal 1997, con la fondazione del collettivo artistico Suzie Wong Project, inizia una serie di collaborazioni con artisti e non, coinvolti dalla fase di progettazione alla produzione degli interventi e delle opere del gruppo; questo approccio rappresenta una costante del suo lavoro, dando origine ad un insieme di opere progettate nello spazio sociale e a questo restituite per una fruizione che è parte dell'opera stessa. Ha co-fondato il gruppo GAP e Museo Wunderkammer,  i progetti Waiting room residency e il progetto editoriale Paginaotto. Collabora con istituzioni e realtà indipendenti per ideare e realizzare attività culturali. ​
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Anna Girelli
Anna Girelli è nata nel 2008, frequenta il terzo anno di Discipline Figurative al Liceo artistico G. Pascoli di Bolzano.Si dedica ad attività artistiche visuali sperimentando svariate tecniche figurative e multimediali, compresa la grafica e l' animazione (2D e stop motion).
Realizza confezioni di sartoria e creazioni di gioielli.
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Leonardo Pizzicannella
Leonardo Pizzicannella è nato a Roma  2008 e vive a Bolzano dove frequenta il terzo anno dell'indirizzo grafico del Liceo artistico G. Pascoli.
Le sue passioni più grandi sono il disegno, il gaming ed il basket, che pratica da più di 5 anni.
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Sharon Plancher
Sharon Plancher è nata a Bolzano nel 1991. Laureata in Lingue dell'Africa e dell'Asia, lavora nel settore del turismo, delle traduzioni e del graphic design, con specializzazione in
lingua, cultura e arte giapponese.
Ha viaggiato in diversi paesi del mondo, ma la lista continua ad allungarsi a causa della sua innata curiosità per il diverso, l'ignoto e l'esotico, non solo in campo artistico-letterario, ma
anche culinario e culturale.
Nel tempo libero si dedica alla stesura scritta delle proprie storie, ambientate non solo nel paese del Sol Levante, ma anche in altri luoghi, mondi, universi inventati, purché stimolino il più possibile la propria inventiva. Sogna di poterne fare una professione a tempo pieno, un giorno.
"Psy Project" è il suo primo romanzo d'esordio, dapprima in auto pubblicazione, poi pubblicato da Mohicani Edizioni nel 2025.
È membro attivo di alcune associazioni artistiche e letterarie locali come Associazione Lettera7 e KunstGrenzen – Arte di Frontiera a cui cerca di dedicare le proprie energie, talvolta proponendo nuovi progetti e idee che stimolino la creatività. Per esse organizza e si propone di tanto in tanto per qualche mostra d'arte, anche collettiva, laboratori di scrittura creativa e seminari letterari sugli autori giapponesi che caratterizzano da diversi anni parte dei suoi scritti o che ammira con tutta se stessa.
Talvolta partecipa a concorsi letterari a tempo perso, trovandoli una sfida stimolante e un aiuto prezioso nel trovare sempre nuove idee per i propri scritti.
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Liliana Satta
Liliana Satta è nata a Bolzano il 28 maggio 2009, da padre italiano e da madre bulgara e cresciuta imparando ad amare entrambe le culture dei genitori.
Fin dai primi anni girava sempre con un quaderno per fare schizzi di ciò che vedeva e ha viaggiato in diversi paesi.
Ha frequentato per un anno un corso di disegno tenuto da Irina Belkina a Bolzano e nella scuola secondaria di primo grado ha seguito le lezioni di arte e laboratorio artistico del prof. Thomas Virgillito. Attualmente è iscritta al secondo anno del liceo artistico “Alessandro Vittoria” di Trento.
Suoi disegni sono stati pubblicati sul libro di poesie in stile haiku “Frutto” edito da Edizioni Musicali Esarmonia nel 2019 ed esposti in occasione di manifestazioni dell’associazione ART di Bolzano. Per la stessa associazione si è esibita in concerti con la voce. 
Artista invitate alla mostra collettiva “Galleria delle Lingue. Sei Qui. Seconda edizione", curata da Adel Jabbar e Daria Akimenko,  ha esposto due opere e  partecipato all’opera collettiva della stessa mostra, allestita nella Galleria La Stanza di Bolzano.
Ha frequentato per molti anni i corsi di danza moderna della scuola ÈDANZA di Elisa Darù a Bolzano e ha partecipato a molte manifestazioni di danza al Teatro Comunale di Bolzano. Attualmente prosegue danza moderna alla scuola Arte Danza di Trento, sotto la guida di Fabrizio Bernardini, esibendosi nel Teatro Santa Chiara di Trento.
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Jasmin Soraruf
Jasmin Soraruf, nata nel 2005 da madre cinese, originaria di Luo Yang, e padre ladino, di Canazei in Val di Fassa, ha vissuto fin da piccola a contatto con due culture diverse, un crocevia che ha alimentato la sua curiosità e sensibilità.
La passione per l’arte l’ha accompagnata fin dall’infanzia, ampliandosi nel tempo, e portandola ad esplorarne ambiti diversi, dal disegno e la pittura, alla grafica e al design. Alla ricerca di esperienze che potessero ampliare il suo orizzonte culturale e artistico, ha partecipato  alla prima, seconda e terza edizione della mostra “Galleria delle Lingue”.
Dopo il diploma al liceo classico, studia ora al politecnico di Milano, dove segue il corso di laurea in Design della Comunicazione, continuando a coltivare il suo interesse per il linguaggio visivo.
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Simone Soraruf
​Simone Soraruf è nato nel 2007; ha sviluppato sin da piccolo una grande passione per la fotografia e la videografia, iniziando a esplorare il mondo dell’immagine con la macchina fotografica del padre. Affascinato dal potere delle immagini nel raccontare storie ed emozioni, ha progressivamente affinato la sua tecnica, sperimentando diversi stili e approcci creativi. Con il tempo, ha ampliato il suo interesse anche alla videografia, combinando l’arte visiva con il montaggio e la narrazione cinematografica. Parallelamente alla sua passione per l’immagine, frequenta il Conservatorio Claudio Monteverdi di Bolzano, dove approfondisce il suo percorso musicale.
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